MANIFESTO PER UN TEATRO POETICO


Teoria e forma d’un teatro trasparente

FARE POESIA La poesia si fa camminando, lavorando, mangiando, dormendo, sognando. Solo alla fine si può scrivere. La poesia di parola si fa vivendo in quel teatro naturale e trasparente ch’è il mondo visto dall’interno.
IL TEATRO TRASPARENTE è dunque l’immensa scena naturale in cui ci si ritrova a leggere, comprendere e restituire poesia.
NEL TEATRO POETICO la recita non è la finzione teatrale, ma il solo re-citare, il dire nuovamente, in attenta posizione di corpo, di spirito e di mente..
LA PAROLA, IL GESTO Il teatro trasparente è un teatro di parola e azione poetica. Al teatro poetico non serve altro che la grande forza evocatrice della parola e del gesto, nel tempo e nello spazio.
IL SOLO LUOGO del teatro poetico è un luogo comune. E’ un luogo ricreato dalla voce, dalla presenza del corpo nello spazio. Il luogo del teatro poetico è un luogo qualsiasi, è là dove si porta poesia. Il luogo poetico è dappertutto, fuori dal teatro ma anche nel teatro.
IL POCO O NIENTE Di fronte al ‘troppo’ mondo che capovolge in miseria, a questo teatro di poesia serve poco: poche luci, pochi oggetti, poca scena se non quella che già c’è.
LE PERSONE che aprono un libro la s era e si mettono poi a mormorare le stesse parole nel buio sono persone che hanno già alzato il sipario trasparente dietro il quale la parola poetica aspetta d’esser pronunciata. Le persone che non aprono un libro la sera perché non ce la fanno, quelle che si addormentano sulla pagina, le persone che cercano qualcosa e non si ricordano cosa, quelle che guardano un vecchio film con la bocca aperta, quelle che guardano le figure che si muovono: a quelle persone pensa il teatro poetico nel suo farsi.
LA LETTERATURA è un immenso copione in fieri. Su quel copione in fieri si impara ad avere a che fare con la storia e col ‘poco’ che ci resta, si diffida della parola incorniciata. Si impara a togliere tutto quello che non serve e a tenere solo il necessario.
L’ABITO Forse a un certo punto servirà un abito. Forse. Una cosa che cambia, qualcosa che ci rappresenta.
Ida Travi
Daria Anfelli
Giuliana Urciuoli
Verona, 21 settembre 2007
POETICA&UQBAR
promozione d’arte e cultura

TEATROPOESIA - NUOVA PRODUZIONE: LA CORSA DEI FUOCHI - opera senza cornice


poesia e regia Ida Travi

voce e azione scenica Daria Anfelli
coreografia e danza Giuliana Urciuoli
voce cantante Patrizia Simone
musica originale Andrea Mannucci
disegno luci Vittoria Coccia

produzione Poetica&Uqbar


La corsa dei fuochi è un’opera di poesia, musica e danza contemporanea.
Rimanda all’apertura dell’Orestea di Eschilo: in quella scena la sentinella accucciata come un cane sul tetto della casa degli Atridi, attende il segnale di fuoco che porta l’annuncio della caduta di Troia. All’orizzonte si accendono i fuochi, ai suoi piedi si stende la città, la polis.


Da questa immagine ‘greca’ nascono le tre sentinelle che campeggiano in quest’opera: la poetessa, la danzatrice e l’attrice.
Queste tre sentinelle d’inizio millennio scrutano un altro tempo ma rivivono poeticamente la tensione millenaria che unisce il molto antico al contemporaneo: da un lato l’oikos, il focolare, il domestico senza storia, e d’altro lato la polis, che questi focolari ingloba o nega.
La polis di sempre con la sua dimensione costruttiva e storica.
Femminile e maschile, pubblico e privato, dentro e fuori confliggono e intanto intorno, alberi, bastoni, tazze, mantelli…


Nella tensione tra l’oikos, il domestico, e la città che incombe con la sua dimensione vittoriosa e tragica insieme, tre sentinelle vivono in guardia:
“…a chi sa io parlo volentieri,
a chi non sa io taccio”.


Questo PARLARE VOLENTIERI è in realtà un parlare cifrato, misterioso: è poesia, musica, danza. E’ un parlare poetico sospeso tra i silenzi e le esplosioni del mondo di tutti e del mondo di ciascuno: padre, madre, albero e fiume, neve. Città accecante, e più in là penombra, dove lenta e vuota dondola, dondola una culla. (Ida Travi)



RECENSIONI CRITICHE


CORRIERE DELLA SERA – Corriereblog Poesia
22/02/2008
Ida Travi mette in scena al Teatro Camploy di Verona il suo poema "La corsa dei fuochi", debutto il 26 febbraio
Scritto da: Ottavio Rossani


Martedì 26 febbraio alle ore 21, al Teatro Camploy (via Canterane 32) di Verona, debutta La corsa dei
fuochi, opera poetico/musicale scritta e diretta da Ida Travi.

La corsa dei fuochi è un atto scenico di 75 minuti tratto dall’omonima raccolta poetica di Ida Travi, pubblicata da Moretti&Vitali (2007). In precedenza, diversi estratti dell’opera erano stati presentati o recitati nelle trasmissioni Radio Tre Suite, Fahrenheit e Zapping.
La messa in scena di Verona è un atto unico In scena l’attrice interpreta una sentinella del nostro tempo. L’azione rimanda alla scena d’apertura dell’Orestea di Eschilo: in quella scena la sentinella accucciata come un cane sul tetto della casa degli Atridi attende il segnale di fuoco che porta l’annuncio della caduta di Troia. All’orizzonte si accendono i fuochi, sotto di lei si stende la città. Da un lato l’oikos, il focolare, il domestico senza storia, e dall’altro la polis, che questi focolari ingloba o nega. Coreografia, musiche originali e canti sono composti e sviluppati sul testo poetico.

Lo spettacolo è sostenuto dal Comune di Verona (Commissione Cultura 1°Circoscrizione) in co-produzione con POETICA&UQBAR, fusione di due Associazioni (Poetica e UqbarTeatro ). L’esperimento propone ancora una volta un esempio di “teatro di poesia” che in Italia non ha quasi mai avuto molto consenso. A meno che non l’abbiano realizzato mattatori come Vittorio Gassman, Carmelo Bene, Giorgio Albertazzi, insomma star di grande popolarità e richiamo. La particolarità della proposta del Teatro Camploy è che presenta il testo di un’autrice contemporanea, impresa ancora più temeraria. .

Di solito Ida Travi recita personalmente i suoi testi che hanno un andamento di poesia orale e oracolare. Questa volta fa la regista e ha affidato il ruolo di interprete all’attrice Daria Anelli. Lo spettacolo si avvale della
coreografia di Giuliana Urciuoli e della musica di Andrea Mannucci, per cui alcune poesie diventano veri e propri canti, di grande capacità espressiva ed evocativa..


L’ARENA Spettacoli
2/03/2008
LA CORSA DEI FUOCHI – opera senza cornice
poesia e regia di Ida Travi
Teatro Camploy 26 e 27 febbraio 2008
Una ‘Corsa’ ricca di poesia e tutta al femminile
scritto da: Simone Azzoni

Operazione difficile il teatro poesia: è la spazializzazione della parola lirica, la carnalità e la temporalità del presente dei versi. Più facile se è il “femminile” a costruire le sponde entro le quali la narrazione si fonde alla poesia; il femminile che rimbalza dalla platea al palco del Camploy per sostenere LA CORSA DEI FUOCHI scritto e diretto da Ida Travi. La sua poesia dell’ascolto, dell’oralità, dell’evocazione si fa apertura ad altri linguaggi nelle coreografie di Giuliana Urciuoli e nella voce di Daria Anfelli. E’ respiro ampio la loro unità costruita su una sottile, impalpabile struttura che dice della fragilità dell’anima e delle sue vibrazioni.
La parola della Travi che soffia il rapporto tra uomo e natura, le lacerazioni della solitudine, i microcosmi del gesto quotidiano si raffina ulteriormente nei paesaggi disegnati dal corpo e dalla parola.
Le calibratissime Anfelli e Urciuoli diventano il doppio, il testo non scritto, la sottolineatura visibile del silenzio pieno che irrompe negli spazi lasciati dal testo. E’ comunicazione degli spazi bianchi, comunicazione del doppio e delle rifrazioni tra il buio e il colore delle luci disegnate da Vittoria Coccia.
Proposta elegante sostenuta dalla musica ‘einaudiana’ di Andrea Mannucci, La corsa dei fuochi occupa lo spazio intermedio
lasciato libero dal sogno e dal tempo.
Usa l’immobilità, le dilatazioni, la spezzettatura del gesto e la sua ricomposizione, usa il sussurro ampio che cerca rigore, centro, unità e senso nelle terre di nessuno, nelle terre abbandonate dalla logica consequenziale e causale. Usa l’assenza e la fuga, l’imprecisione e la diagonale, la circolarità.
E’ un lavoro che si prende sul serio, da proteggere nelle pieghe del femminile e che segna finalmente una possibilità nuova a tanto teatro di poesia fatto tristemente al leggio.

FOTO LA CORSA DEI FUOCHI - OPERA SENZA CORNICE